QUATTRO PAPAVERI, DUE LAPIDI
Scritto da Raffaella Cortese de Bosis
Fratelli Ingram
Francia del Nord, estate 1942. A Dieppe, splendida cittadina sulla costa, l’atmosfera che si respira è tutt’altro che serena. L’occupazione tedesca si è impadronita anche di questo territorio. Le belle ville che si affacciano sul mare sono state requisite dall’Esercito tedesco e massicciamente fortificate. Le zone a picco sul mare presidiate. La sorveglianza è costante da parte dei nazisti. La quotidianità stravolta. La tensione è tangibile, anche per i bambini.
Valentin e Lucie, fratello e sorella, hanno poco più di 10 anni. Sono abituati a scorazzare e trovare nei poveri oggetti buttati qua e là un vero patrimonio con cui giocare. Prima dell’alba del 19 agosto, ancora nel dormiveglia, Valentin avverte un pericolo, non sa cosa sta succedendo ma fiuta qualcosa che lo spaventa tanto. Prende Lucie per un braccio, si mettono a correre per cercare un riparo. Lo trovano in mezzo a delle piante. Si buttano là sotto sperando di non essere trovati. Si prendono per mano. Si scatena l’inferno: rumore assordante, sibilo di bombe, polvere ovunque, urla disperate. E’ l’inizio del raid su Dieppe: l’operazione Jubilee. Voluta dagli Alleati, ha visto uno spiegamento impressionante di forze: su 6100 uomini impegnati, circa 5000 sono Canadesi. Partiti dalle coste inglesi e diretti in Francia, si trovano di fronte a un muro di fuoco di portata tale da permettere all’operazione di concludersi nel giro di una manciata di ore a favore dei tedeschi, con esito catastrofico per gli alleati. Una carneficina.
Valentin e Lucie sono rimasti tutto il giorno e parte della notte sotto gli arbusti. Il frastuono è finito, non si sentono colpi e i bambini provano a sbirciare. Sono terrorizzati. Subito fuori dal nascondiglio c’è il mare. Nell’oscurità, tra corpi straziati, filo spinato, macerie, si interrogano su cosa ci facciano sulla riva tutte quelle tartarughe, che piano piano il mare sta spingendo più a riva. I teneri occhi di bambino avevano scambiato le decine di elmetti abbandonati, per gusci di tartaruga. Non possono sapere che uno di quegli elmetti apparteneva a Kenneth James Ingram.
Pvt Kenneth James Ingram, Royal Regiment of Canada, di 21 anni, è chiamato a combattere in questa operazione disperata. Viene dilaniato dalla furia della battaglia e perde la vita proprio il 19 agosto. La notizia della sua morte arriva alla famiglia in Canada e al fratello Robert Dalton, anche lui del Royal Regiment of Canada, di stanza in Inghilterra, che esattamente quel giorno aveva avuto conferma del suo grado di Sergente. La perdita del fratello lo tocca profondamente e spera di poter portare un fiore sulla sua tomba a Hautot-sur-Mer, una volta finito l’incubo della guerra. Una guerra che però non accenna a concludersi. Passa tutto il 1943 e la metà del 1944. Robert è ancora in Inghilterra. E’ la vigilia dello sbarco in Normandia. 6 giugno 1944. Lui vi è destinato ma non con i primi contingenti. Arriva infatti il 5 luglio con il Royal Regiment of Canada. Arrivati nel paesino di Moulines, a sud di Caen, nel dipartimento del Calvados, Robert cade sotto i colpi del nemico il 13 agosto 1944. Grazie alla pietà di un signore del posto, viene sepolto nel giardino dietro a un negozio.
Il capitolo finale di questa storia è commovente.
Keith è morto il 19 agosto 1942 a Dieppe. Robert il 13 agosto 1944 a Moulines. A quasi due anni uno dall’altro e a soli 200km di distanza. Robert sperava di poter portare un fiore sulla tomba del fratello Ken a Dieppe. Un desiderio che non ha potuto realizzare; quello dei loro genitori però, imprevedibilmente, si realizza: ottengono l’autorizzazione affinché Robert possa riposare nella stessa tomba di Ken. Oggi c’è una unica lapide per i fratelli Ingram.
Fratelli McLean
Inverno 1944-45. Stessa maledetta guerra. Ci spostiamo di 1.300 km a sud-est di Dieppe. Siamo in Emilia Romagna per annodare un filo simbolico mai unito fino a questo momento.
Il 9 Novembre 1944 l’VIIIª Armata Britannica libera Forlì e prosegue l’avanzata. Libera Ravenna il 4 dicembre. Le condizioni meteo sono proibitive e le operazioni rese tremendamente difficili. Fango, mine disseminate, pioggia incessante, nebbia. La quotidianità qui è stravolta da molto tempo e la tensione è tangibile, anche per i bambini.
Valentino e Lucia sono fratello e sorella, hanno poco più di 10 anni. Vivono nella zona di Bagnacavallo. Hanno due cuginetti in Francia. Distruzione, spari, pericoli di ogni genere fanno da scenario alla loro crescita. Si accontentano di pochissimo, riescono a far diventare gioco anche un sasso. Il 13 dicembre, in mezzo all’orrore dei combattimenti trovano un riparo di fortuna in una stalla gelida, fatiscente. Senza fare alcun rumore aspettano, terrorizzati, che questo disastro finisca. Conoscono palmo a palmo le loro zone. Quando, esausti, si rendono conto che la battaglia è finita mettono il naso tra un’asse e l’altra della stalla per guardare fuori. Il Canale Naviglio non è tanto distante. Sono salvi per miracolo. Tra corpi straziati, filo spinato, macerie, sembra loro di vedere, sull’argine, decine di tartarughe … ma sono bianche. Bianche? Sono elmetti abbandonati, che qui sono stati ricoperti di neve.
Non possono sapere che uno di quegli elmetti apparteneva a Alexander McLean.
Pvt Alexander McLean fa orgogliosamente parte del Cape Breton Highlanders Regiment, canadese. Ha 35 anni. E’ uno degli 8 figli di Alex Dalgleish e Louisa May. Ben quattro di loro sono al fronte: due in Italia, uno in Olanda e la sorella Tenete Kathren di 33 anni, in servizio presso il 7th Canadian Hospital, Royal Canadian Army Medical Corps, British Liberation Army.
I genitori cercano di farsi forza pensando al ritorno dei ragazzi.
Purtroppo però, arriva la notizia che nessuno vorrebbe mai ricevere: Alex, è stato ucciso il 13 dicembre sul Canale Naviglio. Ha combattuto per 1584 giorni ! E’ stato sepolto il 15 a Villanova, a nord ovest di Ravenna. Decorato con la 1939-1945 Star, la Italy Star, la Defence Medal, la War Medal 1939-1945 e la CVCM /clasp.
Il fratello di Alex, Keith, 26 anni, geniere dei Royal Canadian Engineers è in Italia da circa due anni. Quell’inverno il suo reggimento combatte non lontano da dove Alex ha perso la vita. Il 12 Gennaio 1945, nella zona di Conventello-Comacchio, anche lui viene ucciso. A poco meno di un mese di distanza in termini di tempo e a circa 15km di distanza in termini geografici, i due fratelli perdono la vita. Keith verrà decorato con la 1939-1945 Star, la Italy Star, la Defence Medal, la War Medal 1939-1945 e la CVCM /clasp.
A questo punto, Louisa, la madre dei due Caduti, prende carta e penna a scrive al Director of Records of the National Defence HQ, Canada, 29 giugno 1945:
“… Ho appena ricevuto una lettera che mi informa che mio figlio Geniere Keith McLean è stato sepolto. Suo fratello maggiore Alex J McLean è stato ucciso non lontano da lì il 13 Dicembre 1944. Dovessero essere spostati, sarebbe possibile dar loro sepoltura uno a fianco all’altro?..”
Saperli vicini, per la mamma era di qualche conforto, nella immense tragedia.
L’appello di Louisa non cade nel vuoto: il 3 gennaio 1946 il Director of Records for Adjutant-General le risponde:
“… accogliendo la sua richiesta, i resti di Keith Mabin sono stati riesumati dal luogo dove erano stati inizialmente sepolti, a nord ovest di Ravenna, e rispettosamente posto nella stessa tomba del fratello Alexander James…..”
Oggi c’è un’unica lapide per i fratelli McLean nel Cimitero di Villanova.
I fratelli Ingram e i McLean sono stati uniti da questo commovente elemento.
(un’ultima nota: i genitori dei fratelli McLean sono sepolti a Ingram, Ontario)