WARTIME FRIENDS DIALOGA CON L’AMBASCIATOR E ALESSANDRO CORTESE DE BOSIS
Ali Haidar Victoria Cross nell’approsimarsi di due Anniversari 9 aprile e 21 agosto
Signor Ambasciatore, siamo veramente onorati di conoscere da lei una delle azioni più eroiche che ebbero luogo durante la seconda guerra mondiale in Italia: quella compiuta dal sepoy Ali Haidar.
In qualità di ufficiale di collegamento italiano con la 19° brigata della fanteria indiana, ebbi il privilegio di partecipare all’azione sotto il comando del tenente colonnello S J H Green, comandante del battaglione dove Ali Haider prestava servizio sul fiume Senio. Desidero aggiungere una breve nota su questo EROE e sulle circostanze che lo portarono ad avere la decorazione Victoria Cross. Jemadar Ali Haidar nacque il 21 agosto 1913 in India ed è l’unico Pathan a ricevere la Victoria Cross nel corso della seconda guerra mondiale. Aveva il grado di sepoy (soldato semplice) nel 13° Frontier Force Rifles in Italia.
All’inizio della primavera del 1945 all’VIII Armata che combatteva in Italia, fu ordinato di compiere un’ultima offensiva per distruggere la 10° Armata tedesca nel nord. Era essenziale attraversare Senio e costituire teste di ponte sul fiume. L’offensiva ebbe inizio il 9 aprile dal 5° corpo del generale Sir Charles Keightley con l’8° divisione indiana e la 2° divisione neo-zelandese. Il 6/13 Frontier Force Rifles, a cui apparteneva Ali Haidar, erano con la 19° brigata indiana dell’ 8° divisione. Appena il suo plotone cominciò ad attraversare si trovò sotto un tremendo fuoco nemico e solo tre uomini, compreso lui, riuscirono a raggiungere l’altra sponda. L’azione faceva parte della Battaglia dei Tre Fiumi: Senio, Santerno e Sillaro. Su quel fronte era impegnata anche la divisione Cremona dell’esercito italiano.
Senza ordini, e di sua iniziativa, nei pressi di Fusignano il sepoy Ali Haidar lasciò gli altri due commilitoni a coprirlo e andò alla carica della più vicina postazione nemica che distava circa trenta iarde. Lanciò una granata e quasi simultaneamente il nemico ne lanciò una contro di lui, ferendolo gravemente alla schiena. Nonostante ciò, egli continuò. La postazione nemica fu distrutta e quattro soldati tedeschi si arresero. Pur sofferente per le ferite, Ali si diresse alla postazione successiva dove i tedeschi erano molto attivi. Di nuovo ferito, esausto e sopraffatto dal dolore, lanciò una granata nella postazione nemica. Due nemici furono feriti e altri due si arresero. Grazie alla sua azione il resto della compagnia poté attraversare il fiume, formare una testa di ponte e vincere un’altra decisiva battaglia contro i nazisti.
Ali Haidar ricevette la Victoria Cross da re Giorgio VI a Buckingham Palace il 30 ottobre 1945.
Morì il 15 luglio 1999; aveva 85 anni. È sepolto nel villaggio di Shanu Khel, Hangu District, Khyber Pakhtunkhwa, Pakistan.
Qual è il suo racconto personale di quei giorni?
Ero emozionato e commosso nel riconoscere che avevo l’onore di liberare alcuni chilometri quadrati del mio Paese insieme ai soldati indiani.
Quanto ha influito nel suo lavoro di diplomatico italiano il suo servizio durante la guerra?
Entrai nel servizio diplomatico con lo stesso spirito con cui mi ero arruolato nell’esercito: servire il mio Paese.
Lei è il promotore di innumerevoli iniziative a favore della memoria storica. Una di queste fu realizzata nel 1995, nel 50° anniversario della battaglia e lei riportò Ali Haidar VC per le celebrazioni. Ci può raccontare questo incredibile sforzo?
Chiesi alle ambasciate britannica, indiana e pachistana di portare Ali Haider nel 50° anniversario della fine della guerra contro il regime nazista del genocidio. Era un eroe da fare ammirare a tutti gli Italiani che avevano sofferto in quel terribile periodo.
Lei è sempre stato vicino alle città dove ha prestato servizio nel 1944 e più volte è tornato a trovarle. Cosa significa questo per lei e cosa significa ricevere espressioni di tanta gratitudine dopo quasi 80 anni?
Sento un senso di appartenenza a Lugo, Alfonsine, Bagnacavallo e altri luoghi come se fossero parte della mia stessa famiglia. Auspico vivamente che le giovani generazioni, grazie al nobile impegno dell’associazione Wartime Friends, comprendano appieno il valore dell’esercito internazionale che liberò nel 1945 l’Italia, nell’ambito della liberazione dell’Europa.